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Cosa c’è negli Alimenti?

Negli ultimi anni, all’interno degli alimenti confezionati che popolano gli scaffali dei negozi, si sono affiancati agli ingredienti originari che dovrebbero comporre gli alimenti una serie di elementi aggiuntivi che con la «ricetta» originale del prodotto non hanno nulla a che fare: gli Additivi.

 

Per additivo alimentare si intende qualsiasi sostanza, normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari, per un fine tecnologico, nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, che si possa ragionevolmente presumere diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti direttamente o indirettamente.

(dal sito del Ministero della Salute )

 

La legge consente un uso moderato di additivi a patto che non minaccino la salute dei consumatori, stabilendo la soglia massima di utilizzo in base alle ultime conoscenze scientifiche acquisite.

Ma quali sono questi limiti?

Ognuno di noi risponde in maniera diversa ad una specifica sostanza e, seppur in generale possiamo definire degli standard per il nostro organismo, ci sarà chi avrà una soglia di tolleranza minore rispetto a qualcun altro. Inoltre, procedendo di pari passo alla ricerca scientifica, le soglie di utilizzo degli additivi potranno aumentare o diminuire in base alle ultime scoperte, rendendo obsoleta o nociva una percentuale di additivi che fino a poco prima si riteneva innocua.

Per legge il produttore non è tenuto a dichiarare la quantità esatta di additivi utilizzati nel prodotto, né la quantità massima consentita per legge, ma solo quali di essi sono presenti.

 

Gli Additivi Alimentari si possono classificare sotto tre gruppi:

  • Indiretti
  • Occulti
  • Diretti

 

Per «Additivi Indiretti» si intendono tutte quelle sostanze chimiche che entrano a contatto con gli alimenti in maniera, appunto, indiretta; cioè non per intervento sull’alimento in sé, ma attraverso elementi di contorno come il terreno, l’acqua, l’inquinamento atmosferico ed altri fattori.

Tra gli additivi chimici indiretti più comuni possiamo trovare:

  • Residui da scarichi industriali e di aziende zootecniche.

Schiume, detergenti e sostanze chimiche da industrie di pellami, industrie siderurgiche, concimi chimici, diserbanti e pesticidi che entrano nel terreno e nelle falde acquifere che serviranno poi alla coltivazione e all’irrigazione.

  • Residui dal pulviscolo atmosferico e dai prodotti chimici che residuano per anni nel terreno.

Piogge acide, radioattive (radiazioni dalle centrali elettriche e dagli esperimenti militari), scorie chimiche, metalliche, discariche sotterrate nel terreno, discariche a cielo aperto.

Tutti questi additivi non sono dichiarati in etichetta e, al di là di una ricerca approfondita del consumatore, sarà impossibile venirne a conoscenza semplicemente acquistando il prodotto.

 

Gli «Additivi Occulti» sono gli additivi chimici presenti negli alimenti in maniera nascosta o non dichiarata.

Si tratta di residui chimici derivati da processi di produzione dell’alimento (solventi, reagenti), residui derivati dai pesticidi, antiparassitari e diserbanti, residui da materiale da imballaggio (colla, plastica, gas di imballaggio) e prodotti chimici usati illegalmente (ormoni, anabolizzanti e fertilizzanti chimici illegali)

 

Gli Additivi Occulti non sono presenti nei prodotti Biologici, in quanto la normativa europea a riguardo impone degli standard di produzione che vietano categoricamente l’utilizzo di quelle sostanze da cui possono derivare i residui chimici di cui sopra.

Gli Additivi Diretti sono prodotti non alimentari di sintesi (di origine a volte naturale, molto più spesso chimica) aggiunti intenzionalmente all’interno di un alimento per svolgere determinate funzioni.

In Europa sono indicati nella tabella degli ingredienti dalla sigla E (che sta per Europa) seguita da un numero  che va da 100 a 1999.

Ma quali sono queste funzioni tecnologiche così importanti da giustificare l’aggiunta di sostanze potenzialmente tossiche e nocive per il nostro organismo? Si tratta di funzioni puramente commerciali che garantiscono al prodotto una maggiore appetibilità e ne garantiscono una durata superiore alla norma (e ai criteri naturali) sul mercato.

Possiamo raggruppare queste funzioni in tre grandi gruppi: Conservanti, Esaltatori Sensoriali e  Adiuvanti.

Nello specifico:

  • Acidificanti e Correttori di Acidità: Vengono utilizzati per controllare l’acidità di un prodotto (pH) o per dare al cibo un sapore acidulo o aspro – E325/329
  • Addensanti: Aumentano la viscosità del prodotto, danno consistenza cremosa e aiutano a tenere insieme le molecole dell’alimento – E400/418
  • Coloranti: Servono a migliorare l’aspetto esteriore del prodotto, non ne modificano il gusto e non servono a conservare meglio il prodotto. Aiutano la commercializzazione del prodotto, hanno una funzione esclusivamente estetica – E100/199
  • Conservanti: Molecole chimiche che permettono al cibo di rallentare i processi di deterioramento causati dalla presenza di microrganismi (batteri, muffe, liveiti …) – E200/299
  • Antiossidanti: Conservanti che bloccano l’ossidaszione che causa irrancidimento dei grassi o variazioni di colore – E300/322
  • Esaltatori di Sapidità: Dovrebbero servire per esaltare il sapore o la fragranza degli alimenti, in realtà servono a mascherare il cattivo sapore che si sentirebbe in alcuni cibi conservati (come scatolette o alimenti in blister). Il glutammato monosodico è il più utilizzato tra gli esaltatori di sapidità. – E600/699

 

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